Conflitto di interessi

Conflitto di interessi. Cosa c’è da sapere

Nell’ambito della gestione d’impresa il conflitto di interessi è una condizione della quale si sente spesso parlare. Tuttavia non è sempre conosciuta fino in fondo ed è infatti soggetta spesso a interpretazioni errate. Essa viene di frequente confusa con la corruzione. Sebbene entrambi i fenomeni rientrino nel più ampio contesto dei comportamenti antietici, le differenze sono sostanziali.

In questo approfondimento vogliamo darvi un quadro chiaro e completo del conflitto di interesse mettendo in luce tutto ciò che su di esso c’è da sapere. 

Una definizione chiara

Che si tratti di aziende pubbliche o private, il conflitto di interesse è una condizione che può verificarsi nei più disparati settori. Scenderemo presto nel dettaglio delle sue varianti e della sua regolamentazione. Non prima però di aver offerto una definizione che non lasci spazio ad interpretazioni personali.

Per conflitto di interessi si intende ogni ipotesi in cui il rappresentante di un’organizzazione abbia un interesse incompatibile e contrastante con gli interessi dell’organizzazione stessa.

Le tipologie

Come abbiamo detto, il conflitto di interessi è un fenomeno che per sua natura può verificarsi in molti settori. Non solo, esso può sussistere in tre principali forme. Andiamo a vederle insieme.

  • Il conflitto di interesse reale (o attuale). Si tratta del caso in cui un interesse secondario di una persona tende ad interferire con il bene comune. Cioè con l’interesse primario dell’azienda nei confronti della quale la persona ha precise responsabilità e doveri.
  • Il conflitto di interessi potenziale. Il termine stesso “potenziale” indica l’eventualità che questa situazione si possa verificare. In pratica è il caso in cui l’interesse privato della persona potrebbe in futuro interferire con l’interesse primario dell’azienda. In questo caso appunto, l’interesse privato del singolo, diventerebbe l’interesse secondario. 
  • Conflitto apparente (o percepito). Questo caso si verifica quando l’inconciliabilità tra l’interesse secondario del singolo e quello primario dell’azienda viene avvertito dall’esterno. Ovvero nel momento in cui un osservatore esterno ne rileva la presenza.

Come si può ben notare le prime due tipologie attengono alla sfera oggettiva, mentre l’ultima a quella soggettiva. In tal senso è opportuno sottolineare che l’apparenza del conflitto di interessi deve essere analizzata approfonditamente. Questo perché se l’incongruenza risulta appunto percepita, c’è l’eventualità che essa non sia effettivamente reale. Ne va della reputazione dell’agente e dell’intera organizzazione, la quale potrebbe apparire indulgente rispetto a pratiche non etiche.

Gli interessi secondari che possono generare conflitto

Si è parlato fino a questo momento di interessi secondari dell’agente, ovvero della persona coinvolta. E si è detto come questi, per non essere causa di conflitto, debbano essere congruenti e in linea con l’interesse primario dell’azienda. 

Ma quali possono essere effettivamente gli interessi secondari che possono generare la situazione di conflitto di interessi?

La natura degli interessi secondari può essere divisa in due grandi categorie. Gli interessi di natura economico-finanziaria e…tutti gli altri. 

Come appare evidente della prima categoria fanno parte tutti quegli interessi secondari che hanno come fattore scatenante elementi economico-finanziari. È il caso ad esempio in cui un amministratore di un’azienda favorisca l’inserimento come fornitore di un’impresa di cui esso stesso fa parte.

Della seconda categoria fanno parte tutti quegli interessi che al contrario non hanno come focus un fattore economico o finanziario. Un esempio fra tutti può essere il caso in cui un amministratore caldeggi l’assunzione di un proprio congiunto all’interno dell’azienda. Si parla in questo caso di interesse relazionale.

Valutazione e gestione

Per una corretta gestione del conflitto di interessi è necessaria una tempestività nell’individuazione dello stesso.

In questo senso non solo gli amministratori, o in generale i vertici di un’impresa, sono chiamati in causa. Vengono infatti affidate anche a dipendenti e collaboratori delle responsabilità in merito.

Una volta individuata una criticità occorre mettere in atto una valutazione del rischio. Si tratta di una fase alquanto delicata dal momento che il fenomeno di conflitto di interessi è spesso l’anticamera di comportamenti non etici. Nel corso della valutazione si prendono in esame molti aspetti della situazione. Primo fra tutti la consapevolezza o meno della presenza di rischio da parte dell’agente. Può infatti verificarsi il caso in cui un agente ponga in essere un comportamento conflittuale senza averne la percezione. 

Una volta conclusa la fase di valutazione e stabilita la sussistenza della conflittualità, si rende necessaria la sua gestione.

Codici di comportamento, policy aziendali e, nel caso di amministrazioni pubbliche, il DPR n.62/2013, regolamentano di caso in caso il fenomeno.

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