Startup e Startup innovative: caratteristiche e differenze

La rinnovata sfida delle startup: la trasformazione digitale e le opportunità dei nuovi mercati, con i giusti requisiti 

Le definizioni di startup e startup innovative non sono certo una novità nel vocabolario del business. Sono anzi ben codificate dal legislatore e dal sistema imprenditoriale. Quello che è nuovo è il contesto, lo scenario di transizione digitale, ecologica e culturale che stiamo iniziando a vivere. Ci sono le condizioni favorevoli per avviare un’impresa innovativa. A patto di procedere con attenzione e con una strategia ben studiata in ogni aspetto. È vero che ci sono tante opportunità di ottenere fondi. Ma è altrettanto vero che la maggior parte delle nuove imprese ha un tasso di mortalità molto elevato nel primo biennio di vita. Spesso il fallimento dipende dalla mancata pianificazione strategica e da un  business plan non ben disegnato.

Scegliere lo strumento giusto e la  consulenza  manageriale adeguata sono i primi passi verso il successo di una iniziativa. In Dòz ci occupiamo di fornire gli strumenti e di accompagnare l’imprenditore nella costruzione e nello sviluppo del suo business.  Occuparsi di innovazione, di sistemi informatici avanzati o complessi non significa necessariamente poter costituire una startup.  Men che mai poterla definire innovativa. Sono definizioni ben diverse, regolamentate da parametri precisi.

Innovativa o no? La differenza tra le startup  

La legge indica i requisiti per essere una startup e quelli ancora più specifici per costituire le startup innovative. Gli elementi comuni ad entrambe le definizioni riguardano la nascita della compagnia. Deve essere nuova o non aver superato i cinque anni di attività. Una azienda giovane, quindi, o in fase di costituzione. Ovviamente i pre-requisiti anagrafici sono quelli tipici del nostro ordinamento. Deve avere la sede su suolo italiano o europeo, almeno una sede produttiva in Italia. Non deve essere quotata in borsa né aver diviso utili o dividendi. Non deve essere frutto di scissioni aziendali, fusioni o rami d’azienda. Ancora, non deve aver fatturato più di 5 milioni di euro. Infine, c’è l’elemento caratterizzante che è alla base della definizione di startup. Questa deve avere come  oggetto sociale esclusivo o prevalente  la produzione o vendita di un prodotto/servizio ad alto valore tecnologico.

La vocazione e il dna della startup devono contemplare un business model scalabile e replicabile. Puntare ad una affermazione rapida sul mercato ed essere innovativa non solo nel prodotto/servizio. L’innovazione deve esserci anche nell’organizzazione d’impresa o delle metodologie di lavoro o ancora nell’apertura di nuovi mercati. E tutto questo non basta per essere iscritta alla sezione speciale delle startup innovative del Registro delle Imprese. Per rientrare nello status delle startup innovative occorre l’evidenza di almeno una tra 3 caratteristiche. 

  • spese in ricerca e sviluppo maggiori o uguali al 15 per cento del maggiore valore tra costo e valore totale della produzione
  • almeno i 2/3 dei dipendenti o collaboratori con laurea magistrale oppure 1/3 di dottorati, dottorandi o laureati. Con almeno tre anni di attività di ricerca certificata
  • un brevetto registrato (privativa industriale) afferente all’oggetto sociale e attività dell’impresa.

I vantaggi di cui godono le startup innovative

Perché avviare una startup innovativa? I motivi sono naturalmente molteplici e uno di questi è sicuramente il numero dei benefici di cui esse godono.

Iter semplificato per la costituzione, agevolazioni fiscali, disciplina particolare dei contratti di lavoro e  remunerazione flessibile dei lavoratori.  Questi sono solo alcuni dei vantaggi riservati alle startup innovative. Oltre a questi c’è anche la possibilità di raccogliere capitale in vari modi.  Parliamo ad esempio di Equity crowdfunding e delle facilitazioni per l’accesso al Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese. 

Che sia innovativa o no, la startup vincente deve affondare le radici in uno strumento di importanza vitale. Un  solido business plan, frutto di Data Analysis e della consulenza manageriale che sappia evidenziare la gestione dei rischi. E non solo, anche l’evoluzione delle normative e le opportunità di fundraising. 

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